L’Istituto d’arte di Reggio Emilia affonda le proprie radici culturali nel lontano Seicento, quando in città sorsero i cantieri della chiesa di S.Prospero e della Ghiara.
L’evento portò a Reggio numerosi artisti provenienti in particolare da Bologna, come Camillo Procaccini, Alessandro Tiarini, i quali fissarono la loro dimora a Reggio e aprirono delle “stanze”, vere e proprie botteghe artistiche, frequentate da giovani desiderosi di incamminarsi verso l’arte. Dai documenti si hanno notizie di due “stanze” sotto l’antico portico della Gabella, concesse dalla cittadinanza al pittore Giovan Battista Pilla e allo scultore Francesco Pacchioni, allievi di Procaccini. Questi fatti indussero gli scrittori reggiani, Naborre Campanini prima e Otello Siliprandi poi, a datare al 1625 l’origine della scuola d’arte locale e precisamente nell’accademia privata del pittore manierista Sebastiano Vercellesi. Ipotesi suggestiva, ma arbitraria, poiché si tratta di una bottega privata e non di una scuola pubblica, oltretutto non era la sola in città, a testimonianza della ricchezza della Reggio seicentesca, prospera nelle Arti della oreficeria, della seta, della ebanisteria.
Per avere il primo atto ufficiale di fondazione di una scuola pubblica, finanziata dal governo cittadino occorre aspettare la Rivoluzione Francese e l’insediarsi a Reggio della Repubblica Cispadana. Risale al 27 febbraio 1797 la fondazione di un’accademia pubblica nel palazzo di S. Giorgio, ove s’insegnavano gratuitamente le “Arti del Disegno, d’Architettura, di Plastica e Scultura, di Figura, d’Ornato, di Prospettiva Teatrale e di Musica,” da parte di prestigiosi docenti, tra i quali figurano l’architetto neoclassico Domenico Marchelli e il pittore Francesco Camuncoli.
Successivamente nel 1802, tramite la legge Melzi, il primo piano organico inerente la pubblica istruzione,si istituisce a Reggio un corso di prospettiva, d’architettura e di ornato, che nel 1804 si trasforma nella Scuola Comunale di Disegno. E’ curioso osservare che al termine dei corsi non venivano rilasciati diplomi di studio, ma premi in denaro di sei zecchini d’oro per ciascuno dei tre corsi, dopo un selettivo saggio finale sulle capacità operative degli allievi.
Durante tutto l’Ottocento la scuola di disegno diventa un fecondo laboratorio artistico, dal quale sono usciti i nomi più prestigiosi dell’arte reggiana.
Nel 1830 troviamo che frequentano la scuola, sotto la direzione di Prospero Minghetti, Antonio e Giovanni Fontanesi, Alfonso Chierici, Carlo Raimondi. Ai tre corsi tradizionali si aggiungono quelli sull’incisione e sul paesaggio, quest’ultimo tenuto da Giovanni Fontanesi a partire dal 1845. Aumenta il numero degli allievi e la scuola cambia sede, dapprima a Sant’Agostino, quindi nella ex sagrestia del Convento di San Francesco nell’anno 1836.
Un periodo particolarmente prestigioso è quello della direzione di Gaetano Chierici, noto pittore e impegnato uomo politico, sindaco nel 1900 della città. Durante il lungo periodo della sua direzione, dal 1882 al 1910, Gaetano Chierici lega le linee della didattica al concetto di opera d’arte come mimesi e per ispirare nei giovani direttamente “il sentimento del bello”, fa trasferire nei locali della scuola la Pinacoteca Comunale e ottiene dal Ministero l’invio di calchi in gesso di capolavori artistici.
Una prestigiosa collezione d’opere e di loro riproduzioni consentono agli allievi di copiare direttamente e di formarsi un gusto estetico dal vivo. Chierici elabora un progetto di riforma della scuola nel 1905, mirato a collegarla col mondo del lavoro, in netto anticipo sulla didattica di W. Gropius alla Bauhaus.
Prosegue la sua opera l’allievo e collaboratore Cirillo Manicardi, aprendo i nuovi corsi di disegno industriale, scenografia, decorazione pittorica, scuola del nudo e storia dell’Arte, già saltuariamente insegnata sotto Chierici.
Nel 1923, anno della riforma Gentile, il numero degli allievi raddoppia da 100 a 214 e la sede della scuola d’arte diventa definitivamente l’ex convento della Concezione, le cui terrazze vengono coperte nel 1925 per essere adibite ad aule di plastica. L’orario delle lezioni, dalle 9 alle 14 e la domenica dalle 9 alle 12, consentiva la frequenza agli operai-artigiani nelle pause di lavoro delle loro botteghe, l’esatta denominazione della scuola era infatti “Regia Scuola di Disegno per Operai”.
Il nome venne cambiato nel 1941, quando essa segue il graduale riordino delle scuole d’arte italiane, per diventare Istituto d’Arte Gaetano Chierici nel 1960, in memoria dell’illustre direttore-pittore. Ai tradizionali corsi di legno, tessuto, oreficeria-metalli, che riflettevano la situazione dell’artigianato reggiano, si aggiunge nel 1962 il corso di ceramica, istituito sotto la direzione del faentino Uberto Zannoni, in concomitanza con l’espandersi dell’industria ceramica nel comprensorio di Sassuolo, Casalgrande, Scandiano.
Sono venute a mancare, per le esigenze cambiate della società, la scuola del nudo, di scenografia e quella di ornato, i calchi in gesso sono finiti nei sotterranei, e in parte depositati ai Civici Musei, per lasciar spazio ai laboratori e al disegno progettuale. L’Istituto si è ulteriormente ampliato durante la direzione del prof. Zannoni, rimasto in carica fino al 1991/92, salvo qualche anno di interruzione, mantenendo attivo il contatto col mondo del lavoro. La lunga storia della scuola riflette la sua vocazione ad essere un fervido laboratorio artistico, erede della tradizione seicentesca e capace di crescere al suo interno singole personalità di artisti, che hanno segnato con le loro opere il gusto e i costumi della città e del territorio.
L’Istituto negli anni novanta ha saputo adeguarsi alle nuove tecnologie e allo spirito di riforma delle scuole secondarie superiori istituendo un corso sperimentale accanto a quello tradizionale. Il percorso sperimentale si propone di creare la figura di assistente al design, caratterizzata dalla capacità di operare in maniera flessibile nel settore della progettazione, apportandovi creatività, ideazione e nel contempo competenza nel campo tecnologico ed informatico, in linea coi nuovi scenari che si sono aperti.
Alle soglie del duemila l’Istituto ha ottenuto il riconoscimento della propria autonomia e della propria specificità, rispetto alle altre scuole, mantenendo la fisionomia di fervida fucina artistica, erede di una antica tradizione e capace di rinnovarsi verso i futuri orizzonti dell’arte e della tecnica.
Dall’anno scolastico 2010/11, per l’applicazione della riforma della scuola media superiore, l’istituto d’arte è confluito nel nuovo indirizzo del Liceo artistico. Gli indirizzi che si attiveranno per l’anno 2012/13 all’avvio del terzo anno saranno Architettura e ambiente, Design e Arti Figurative. L’impostazione culturale e la progettualità, non solo la cultura tecnica e materiale saranno i nuovi obbiettivi formativi della progettualità didattica. Ambiente, sostenibilità, sociale sono stati scelti come nuove finalità per rinnovare le motivazioni alla progettualità ed alla didattica. La creatività nasce da un modo nuovo di guardare la realtà, di risolvere problemi non solo formali ma soprattutto funzionali con l’attenzione all’estetica dell’oggetto ideato per una nuova qualità del quotidiano.
In particolare Arti Figurative seguirà la particolare curvatura del disegno e della grafica per l’illustrazione nelle più diversificate declinazioni, disegno botanico, per filatelia, fumetto…
Note storiche tratte dalle seguenti opere:
1) Ferrari, Marzi, Rapaggi, “Storia dell’Istituto d’Arte G. Chierici” 1980.
2) Marzi, “G. Chierici, “Radiografia di un direttore”, in Gaetano Chierici RE, 1986.