Dalla “materia grezza” alle opportunità espressive che formano per la vita di Francesca Tagliavini e Simone Figliola
L’istituto Chierici è stato ed è ancora oggi luogo di opportunità e di crescita, lo è sui banchi della didattica a distanza, lo è nei laboratori, fortunatamente ancora popolati dagli studenti, lo è per le capacità espressive globali che sa promuovere. Da genitore di un alunno di questo Istituto e da nipote di un ex studente di Gaetano Chierici posso affermare che l’atteggiamento di ricerca, impegno, rielaborazione personale e cura per i propri prodotti è stato promosso con dedizione dal maestro d’arte, tanto da aver lasciato una matrice ancor oggi presente nella formazione degli studenti del liceo artistico.
È stato proprio mio padre, nel raccontargli delle iniziative che il liceo Chierici sta promuovendo in memoria del pittore, a farci riflettere su come suo padre e mio nonno, Tagliavini Pierino, figlio di Teobaldo, capomastro emigrato in Svizzera a inizio secolo, avendo studiato nelle scuole d’oltralpe fin da bambino, non avesse ricevuto alcuna base di disegno quando si iscrisse all’accademia d’arte di Reggio al suo rientro in Italia. Così è stato per nostro figlio Simone, che pur avendo ricevuto pochissime opportunità in ambito artistico durante il percorso di studi precedenti l’ingresso al Liceo artistico, stia ora potenziando le abilità espressive e di progettazione.
Il percorso di studi artistici del nonno Pierino fu, sfortunatamente, interrotto dalla chiamata alle armi della leva dei “ragazzi del ‘99”, infatti, all’età di sedici anni, dovette lasciare la scuola e partire per il fronte occidentale; al suo rientro dagli orrori della guerra, dopo aver prestato ulteriore servizio di controllo sui treni al confine con l’Austria, rinunciò alla cittadinanza svizzera per contribuire alla ricostruzione del paese. Si sentiva profondamente italiano, amante della sua patria e dei suoi paesaggi e, poiché aborriva la guerra, andava fiero di non aver ucciso nessun uomo e dell’onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto consegnatagli quando io ero una bambina. Insieme a suo padre Teobaldo, partecipò alla nascita delle prime cooperative di muratori del reggiano. In questa occasione ha sicuramente potuto sfruttare le competenze di disegnatore per seguire i cantieri, ma soprattutto, trovando stabilità, recuperò il tempo libero necessario a continuare a coltivare le doti artistiche emerse e affinate a scuola: il maestro Chierici fu per lui sicuramente un importante punto di riferimento e un esempio da imitare. Già ragazza ricordo di averlo accompagnato alla mostra su Gaetano Chierici a Palazzo Magnani e ricordo con imbarazzo come il nonno, nel soffermarsi davanti a tutti i quadri almeno per un quarto d’ora, volesse toccare con mano i particolari carichi di emozione delle scene di vita quotidiana, che il Chierici sapeva rappresentare così abilmente. Soprattutto ricordo la povera hostess di mostra che ebbe il suo bel da fare nell’impedirgli di accarezzare i quadri del maestro.
Del nonno Pierino conserviamo in casa i vari bozzetti di esercitazione svolti a scuola sotto la supervisione di Gaetano Chierici, oltre ai ricordi di quegli anni che lui condivideva con noi. Mi raccontava spesso da bambina che il maestro passava dietro le schiene degli alunni, mentre disegnavano al cavalletto e ricordava con piacere il fatto che Chierici giungesse dietro di lui e si soffermasse un attimo ad approvare il suo elaborato, accarezzandogli le spalle con la sua lunga barba. Da piccola mi incuriosiva il fatto che un maestro potesse elogiare i disegni molto belli del nonno, quando erano bozzetti incompiuti, completati a metà e mi chiedevo come questo potesse essere valutato positivamente. In realtà non c’era tempo da perdere e le abilità si susseguivano una dopo l’altra, perciò raggiunto un obiettivo, bisognava subito proseguire con altre prove utili a crescere.
La formazione ricevuta presso la scuola d’arte ha permesso a Piero di continuare ad affinarsi come artista e di sperimentare materiali, tecniche e cura per i dettagli. Lo testimoniano i disegni a pastello e pastello acquerellabile che svolgeva per ricercare gli effetti prospettici, le trasparenze, l’impetuosità del mare, le tempeste imminenti, la neve fresca, le nature morte copiate dal vero, lo testimoniano il mio ritratto da bambina e l’autoritratto svolto sul retro di una scatola da scarpe in attesa che il pranzo domenicale fosse pronto.
Del bisnonno, purtroppo, Simone Figliola di 5C, ha potuto vivere solo le stanze di casa ricche di quadri, dai quali ha colto il piacere per il bello, il desiderio di leggere le opere d’arte e visitare mostre. Sua è la selezione di quadri che ha scelto e fotografato per testimoniare l’evoluzione artistica di Pierino, insieme al suo desiderio di studente di cogliere istanti di questa “didattica a distanza” del bisnonno defunto. Istanti quotidiani, questi, coi quali Simone si è dovuto confrontare innanzitutto nel biennio, quando ha dovuto imparare il chiaroscuro con i diversi tipi di tratto da realizzare con la giusta pressione della mano; istanti che poi si sono arricchiti grazie alle opportunità di frequentare i corsi di fotografia del liceo, le lezioni di storia dell’arte, di laboratorio artistico, di progettazione e di laboratorio del design, che stanno contribuendo, insieme alle materie curricolari, a plasmare la sua mano, la sua mente e la sua sensibilità.
È con gratitudine che condividiamo questa piccola testimonianza di come la scuola di Gaetano Chierici abbia formato generazioni di studenti e continui a essere scuola di opportunità dove giovani vite vengono “sbozzate” e accompagnate ad accrescere le proprie inclinazioni.