“Patron and Painter”: Antonio Borgogna e Gaetano Chierici - di Antonio Brighi
Il Liceo d’Arte Gaetano Chierici, nell’ambito delle celebrazioni legate al centenario della morte del grande pittore reggiano, ha deciso di promuovere azioni volte ad avvicinare il pubblico della rete al lavoro dell’artista: in questa logica si muove il presente saggio, frutto della fattiva collaborazione tra la scuola, la Biblioteca Antonio Panizzi di Reggio Emilia e il Museo Francesco Borgogna di Vercelli, istituzioni che voglio qui ringraziare.
Il Dirigente, Professor Daniele Corzani
di Antonio Brighi
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Il titolo di questo breve contributo, teso a richiamare l’attenzione sui rapporti intercorsi fra il collezionista piemontese Antonio Borgogna (1822-1906) e il pittore reggiano Gaetano Chierici (1838-1920), prende volutamente spunto da quello del celebre volume di Francis Haskell Patrons and Painters. A Study in the Relations between Italian Art and Society in the Age of the Baroque, autentica pietra miliare nell’ambito delle ricerche di Storia dell’Arte. Il testo di Haskell che, pubblicato nel 1963 e uscito a distanza di tre anni in traduzione italiana come Mecenati e pittori. L’arte e la società italiana nell’epoca barocca – ma quasi tutte le copie della prima edizione Sansoni andarono distrutte nella tragica alluvione fiorentina del 4 novembre – , viene ora meritoriamente riproposto in una versione “tascabile” nella Piccola Biblioteca Einaudi con prefazione di Tomaso Montanari, annovera, fra i molti meriti, l’analisi dell’intreccio arte-mercato nell’ottica di una piena contestualizzazione delle singole opere. Il grande studioso inglese (1928-2000), docente a Oxford dal 1967 al 1995, in un’intervista dichiarava infatti di essere profondamente convinto «che il nostro attuale modo di percepire l’arte dipenda in parte da ciò che riusciamo a disseppellire del passato così da riportarlo in vita», attraverso il concorso di molteplici fattori: sicuramente le opere e il giudizio di qualità su di esse, ma in parallelo le fonti d’archivio, le indagini sui committenti e quelle sulla storia del gusto. La fortuna commerciale di Chierici è, a un secolo dalla scomparsa del maestro, del tutto evidente: i report delle ultime vendite italiane ed internazionali registrano valutazioni di assoluto rilievo, con punte superiori ai 300.000 euro, ma già allo scadere dell’Ottocento le sue composizioni erano contese a gran prezzo tra raccolte pubbliche e ricchi privati, come il Borgogna, che acquisì nel corso del tempo ben cinque tele, ancora oggi esposte a Vercelli nella dimora donata alla città e trasformata in un museo dedicato alla memoria del padre Francesco. L’avvocato Antonio Borgogna, che all’oculata gestione del vasto patrimonio paterno aveva saputo affiancare un generoso impegno nella vita politica locale, militando tra le file del partito liberal-progressista, dal 1870 decide di concentrarsi sui propri interessi culturali: comincia così una lunga serie di viaggi in Italia e all’estero, durante i quali partecipa ad aste di antiquariato, visita le Esposizioni Universali, le mostre e gli atelier degli artisti. Anche se, purtroppo, l’archivio personale risulta totalmente disperso, né possiamo disporre di un diario di memorie, le numerose guide Baedeker conservate in museo, impreziosite dalle annotazioni autografe del collezionista riguardo gli itinerari percorsi, ci permettono di ricostruire una trama incredibilmente complessa di esperienze, che si estende, oltre a quasi tutti i paesi europei (con una specifica predilezione per l’area tedesca, le Fiandre e i Paesi Bassi), fino alla Siria e all’Egitto. Al rientro tra le mura domestiche i materiali raccolti venivano riallestiti entro vere e proprie “camere delle meraviglie”, ispirate alla tradizione cinque e seicentesca dei Gabinetti di curiosità e rarità, e figlie di quel gusto eclettico e del revival storicistico caratterizzanti il clima fin de siècle: il progetto della collezione, reso possibile dai fondi ereditati e fortemente influenzato dal modello inarrivabile di Casa Poldi Pezzoli a Milano, aperta al pubblico nel 1881, nasceva anche con funzioni didattiche, e gli allievi del locale Istituto di Belle Arti venivano spronati a trarne partito, perché, come annota il filantropo nel proprio testamento spirituale, «ho raccolto queste cose belle più che per me per gli altri. In esse gli studiosi, gli artisti, gli artieri potranno trovare esempio, ispirazione ed incitamento». È in una di queste occasioni, nell’ottobre 1885, che Borgogna può ammirare i lavori di Chierici presentati all’Esposizione Universale di Anversa e, in particolare, la seconda redazione de La buona matrigna (olio su tela, cm 93,4 x 119,5, firmata e datata 1885: vedi la nota critica di Andrea Baboni in Elio Monducci, a cura di, Catalogo della Mostra Antologica Gaetano Chierici 1838-1920, Reggio Emilia, 1986, n. 16, pp. 263-264, fig. 150 p. 211), prontamente acquisita per 6.000 lire, più le spese di trasporto e le imposte doganali. Ci troviamo di fronte ad uno schema insolito per l’autore, perché orfano delle consuete figure umane, tipiche della pittura di genere: l’accorto dosaggio dei toni cromatici, il sensibilissimo modellato chiaroscurale, la resa maniacale del dettaglio, spinta fino all’iperrealismo, suggeriscono una sorta di duello a distanza con la fotografia ma, soprattutto, con le soluzioni tecniche dei migliori esemplari della Natura Morta seicentesca neerlandese, e il Borgogna, non a caso, scelse di esporre La buona matrigna accanto e a confronto con la collezione di pittura fiamminga (dove incontriamo prove superbe di Jan Davidsz De Heem, Jan Van Huysum e David Teniers il Giovane). La Biblioteca Antonio Panizzi di Reggio Emilia, nella sezione dei manoscritti, conserva il ricco carteggio intercorso tra l’artista e il mecenate, forte di 27 documenti di Chierici e di 38 di Borgogna (collocazione: MSS. REGG. C 481/35), che coprono un arco temporale compreso fra il 1885 e il 1905: su questa base sono ricostruibili modi e tempi degli ingressi anche delle altre quattro opere, ovvero La piccola filatrice IV (olio su tela, cm 96 x 121, firmata e datata 1889: vedi la nota 20 in op. cit., p. 265, fig. 168 p. 220), La maschera VII o Un brutto scherzo (olio su tela, cm 37 x 50, firmata e datata 1891: vedi la nota 22 in op. cit., pp. 266-267, fig. 190 p. 231), Il figlio del ciabattino II o Primi passi (olio su tela, cm 30 x 39,5, firmata e datata 1894: vedi la nota 23 in op. cit., pp. 267-268, fig. 198 p. 235), e Giochi infantili II (olio su tela, cm 31,5 x 39,5, firmata e databile al 1898 circa: vedi la nota 25 in op. cit., p. 269, fig. 215 p. 244). Se La piccola filatrice IV (registrata nel Catalogo Borgogna come Ragazzi pulcini e micetti) è apprezzabile per gli effetti virtuosistici di trompe-l’oeil, La maschera VII costituisce l’ennesima versione del fortunatissimo tema proposto dalla tela presentata con vivo successo all’appuntamento braidense del 1869 e acquisita dall’Accademia di Brera; Il figlio del ciabattino II venne ceduto a Borgogna nel 1894 per 1.250 lire, dopo una lunga, faticosa trattativa iniziata molti anni addietro, visto che già nel 1886 il collezionista aveva richiesto al pittore una replica di Primi passi; Giochi infantili II (o Ragazzo col pulcino sul dito), infine, venne commissionato dal Borgogna per il nipote e pagato 1.250 lire (la cronologia si può desumere dalla data sul Pescatore Reggiano appeso alla parete, e dalla corrispondenza fra il maestro e il mecenate che, evidentemente soddisfatto, in una lettera del 28 dicembre ne ordinava l’esecuzione di una replica).
Gaetano Chierici (Reggio Emilia 1838-1920)
La matrigna, 1885
Olio su tela
Acquistato direttamente da A. Borgogna all’Esposizione Universale di Belle Arti di Anversa del 1885
Vercelli, Fondazione Museo Francesco Borgogna
Gaetano Chierici (Reggio Emilia 1838-1920)
Ragazzi, pulcini e micetti 1889
Olio su tela
Vercelli, Fondazione Museo Francesco Borgogna
Gaetano Chierici (Reggio Emilia 1838-1920)
Brutto scherzo 1891
Olio su tela
Vercelli, Fondazione Museo Francesco Borgogna
Gaetano Chierici (Reggio Emilia 1838-1920)
Il figlio del ciabattino 1894
Olio su tela
Vercelli, Fondazione Museo Francesco Borgogna