“Welcome stories - Questo albergo è una casa”
Il Chierici c’è
Partecipa attivamente anche il liceo artistico G Chierici agli appuntamenti del festival diffuso “Welcome stories - Questo albergo è una casa” promosso dal Comune di Reggio Emilia e dalla Fondazione Palazzo Magnani, in collaborazione con lo scrittore Piergiorgio Paterlini, ideatore e curatore. Durante il primo appuntamento, nell’aula magna dell’università, nel polo reggiano di UniMore, ospite la scrittrice Sabrina Ragucci, accanto al curatore Paterlini, anche tre studenti del Liceo Chierici: Elissa Hoxha (5H), Alessandro Salerno e Francesca Sforza (3E) dialogano con l’autrice del romanzo: Il medesimo mondo (Bollati Boringhieri, 2020), alla presenza di sette classi delle scuole: Chierici, Motti, Pascal. Gli incontri dei ragazzi del Chierici sono continuati anche per gli altri appuntamenti.
Sabrina Ragucci apre il dialogo con la metafora degli scatoloni opprimenti nella creazione del suo libro, che sono stati necessari per dividere e mettere ordine e alludono alle memorie che ogni generazione trasmette alle successive, come un’eredità. Quello della famiglia Mogliano è un destino implacabile, che la connota, vista attraverso il capostipite Pietro, ricco proprietario terriero, andato in rovina durante il fascismo, per arrivare ad Angelo e sua moglie Teresa, emigrati in Germania negli anni del boom economico, dove lui perde la propria lingua madre, quindi, l’identità. Il destino crudele colpisce la figlia Roberta, nata con malformazioni congenite, la ragazzina scopre il duro carattere della madre adottiva e dell’ambiente nel quale diventerà una giovane donna. Secondo Ragucci l’anaffettività è uno dei tratti distintivi della generazione degli attuali quarantenni, probabilmente dovuto al sentimentalismo anglosassone, hollywoodiano, nel quale sono cresciuti. I personaggi del libro di Ragucci vivono sospesi tra due epoche e due nazioni, che costringono i personaggi a vivere nella sopraffazione e sopravvivenza: il medesimo mondo, appunto.
La scrittura di Ragucci, che è anche artista, nella costruzione della trama narrativa, alterna al linguaggio letterario quello visivo. Sabrina Ragucci non racconta storie con le sole immagini, ma spiega che ha sempre sentito il bisogno di accostarvi parole per mostrare meglio ciò che vuol raccontare, per seguire la sua vocazione di “realista inadatta alla realtà”. L’incontro è stato particolarmente significativo per gli studenti del Chierici, che sull’estetica, anche visiva, costruiscono il loro mondo culturale.
MB con la collaborazione e la cura di: Martina Maccari (testo) eAlberto Bertani (fotografia)