È il seminario il protagonista delle giornate Fai di Primavera

Dalla Controriforma al polo reggiano dell’università di Modena e Reggio

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È il seminario il protagonista delle giornate Fai di Primavera

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Il Chierici in prima linea con la classe 3H

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La Delegazione Fai di Reggio Emilia ha scelto di svelare al pubblico il Seminario Vescovile, architettura razionalista degli anni Cinquanta di straordinario valore storico e testimoniale, opera dell'architetto Enea Manfredini, maestro del movimento moderno post-bellico, esempio di recupero di un edificio nato per la formazione dei sacerdoti e oggi trasformato in polo universitario d'eccellenza, in continuità con la destinazione a edificio dedicato alla crescita dei giovani”. Così Roberta Grassi, presidente della delegazione Fai di Reggio, e docente del liceo artistico Gaetano Chierici, illustra il ‘cuore’ delle giornate Fai di primavera che si tengono sabato e domenica 15 e 16 maggio.  

Inizia dal grande cortile la riscoperta del seminario vescovile, ora sede universitaria di Modena e Reggio, ad opera della delegazione reggiana Fai. Sono gli studenti del licei: Ariosto-Spallanzani, Chierici e Moro che, apprendisti ciceroni, conducono il pubblico per il complesso, ripercorrendo la storia dei seminari, che sorgono dopo la Controriforma per acculturare il clero e quelli reggiani, iniziando da quello antico di Marola, per passare alla dimora estiva  Albinea, a quello di palazzo Busetti in città, fino all’attuale, destinato, ora, ai dipartimenti di Meccatronica e al nuovo polo digitale di Unimore, continuando la formazione giovanile, cui è vocato l’edificio.

Questa, come afferma Roberta Grassi è anche l’occasione di ripresentare Enea Manfredini, l’architetto reggiano, protagonista del Razionalismo italiano e della sostenibilità ambientale che si realizza con la nuova destinazione del seminario”.

Il percorso si articola in 8 stazioni, dall’esterno fino alla chiesa. Si parte dalla storia, scoprendo che fra il 1925 e 27 viene acquisito il terreno sul quale ora sorge il seminario, il 12 novembre del 50 viene benedetta la prima pietra del nuovo edificio, che ha funzione sociale, ospita ragazzi le cui famiglie, non hanno mezzi economici per farli studiare. Nel giugno del 1988 nel seminario viene ospitato e dorme papa Giovanni Paolo II. Ma nel frattempo, inesorabilmente, calano le vocazioni. Si entra nel complesso, inaugurato nel 1954, il seminario è di un limpido impianto razionalista nello schema dei percorsi e collegamenti interni assiali, che si riverberano nel verde delle due corti interne. Le ampie vetrate affacciano sullo spazio interno, come un chiostro semplice e moderno. Davanti al pubblico si presenta un’un’architettura rigorosa, dove tecnica e forma coincidono, restituendo l’intensità della funzione.  Nell’atrio interno viene ripercorsa l’opera e la figura dell’architetto Enea Manfredini. Si passa poi all’aula magna, che conteneva 300 persone, e alla Biblioteca ricca di più di 10.000 volumi. Sopra c’era l’alloggio vescovile, il rettorato e l’economato, nel cuore del fabbricato, la giusta collocazione per la sovrintendenza del seminario. Al quarto piano, si trovavano gli alloggi di professori e direttori spirituali, con terrazzo comune.

Si procede per il refettorio, sotto l’atrio d’onore, con un salone comune per gli studenti, con sgabelli in legno massello, che circondavano i tavoli della mensa, ora auditorium di unimore, che lo ha dotato di nuove apparecchiature illuminotecniche. Poi si va verso la cripta, con unico altare, la statua della Madonna di Lourdes e un tabernacolo in argento, lavorato a sbalzo dallo scultore e medaglista, il reggiano, Armando Giuffredi. Chiude il percorso la chiesa superiore, riconvertita in aula magna unimore, che si pone come cannocchiale verso l’esterno, qui l’architettura mostra la sua ossatura portante in cemento armato e la grande maestria di Enea Manfredini nella progettazione strutturale dal segno virtuoso. Chiude il percorso di visita e riscoperta la piccola sacrestia, a pianta centrale, che è un gioiello di architettura razionalista, con una volta in cemento amato e disegno a raggiera.

Oltre a Grassi, il percorso e la sua importanza e la valenza storico, sociale, e culturale è messo in luce da: Giovanni Verzellesi (pro Rettore unimore), il quale fa notare che dal 2014 gli studenti sono raddoppiati. Segue don Alessandro Ravazzini( rettore seminario), Mauro Severi (presidente comitato seminario), che propone di cambiare nome all’università sostituendo unimore con  il meno campanilistico Ateno dell’Emilia poi i figli di Enea Manfredini: Giovanni  e Alberto (progettisti), che narrano l’opera del padre, Beatrice Naldi Ruini( capo delegazione Fai giovani) che annuncia le prossime iniziative Fai giovani per i giardini di Reggio, Caterina Corradini( Protezione Civile) e alcuni studenti rappresentanti delle scuole. 

Per il Liceo Artistico “Gaetano Chierici”, son o impegnati come apprendisti ciceroni, con la docente, Roberta Grassi, la classe 3H: Acerbi Riccardo, Barbieri Nicola, Biagini Letizia, Bonacini Sara, Bonanno Viola, Borciani Greta, Burani Letizia, Corradino Miriam, Di Tommaso Rosa, El Aroussi Mohamed Amine, Ferretti Alice, Franzoni Elisa, Librea Chiara, Lusuardi Alberto, Malmassari Sara, Mangia Riccardo, Robu Elisa, Rossi Davide, Scaltriti Manuel, Severi Chiara, Stanulewicz Milosz, Vacondio Tashi e Wu Ruo Min.Hper la buona riuscita hanno collaborato anche le docenti: Ilenia Vivino, Paola Panciroli, Lorenza Ferrarini.

Per le visite è obbligatorio prenotarsi sul sito: https://www.fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-di-primavera/i-luoghi-aperti/?search=reggio%20emilia: Visite ogni 15 minuti dalle 9.00/18.30, secondo tutte le prescrizioni anti-Covid.

MB

Enea Manfredini, il grande architetto reggiano del Razionalismo illuminista

L’architetto Enea Manfredini (1916 - 2008) è nato a Reggio, nel 1916, si laurea in Architettura, nel 1940, al Politecnico di Milano. Ancora studente entra in contatto con il gruppo di architetti riunito intorno a Giuseppe Pagano, tra cui Franco Albini, Piero Bottoni, Ignazio Gardella ed Ernesto Nathan Rogers. Gli esordi di Manfredini sono legati alla cultura figurativa del razionalismo: dal 1943 ha l'occasione di collaborare con Albini, in particolare al cantiere degli uffici INA di Parma (1950- 54). 

Le sue idee sembrano intrecciarsi ad un’idea sociale di egualitarismo, che  ha radici illuministe e si palesa nel nuovo cimitero urbano di Coviolo, ponendo fine, di fatto,  ai fasti  dei ‘teatri’ all’italiana, che mostrano  differenze di ceto, e rispecchiano  tanti nostri camposanti.

Al progetto per il Seminario Vescovile della sua città (1946-1950), che è certamente una delle sue opere più importanti, seguiranno altre realizzazioni. In particolare, per quanto riguarda le opere del nostro territorio ricordiamo l'asilo di Aiola del 1952, la Chiesa della Vecchia del 1953, il quartiere Rosta Nuova per INA Casa del 1956, progettato insieme a Franco Albini, uno deiprotagonisti della cultura del razionalismo italiano e poi, nei decenni successivi la Chiesa del Buon Pastore del 1970, il quartiere “Betulla 21”, il cimitero di Coviolo del 1980. La sua opera più nota in città è senz’altro l’Ospedale Santa Maria Nuova, cui si dedica per tutto l’arco della sua vita (muore nel 2008): un primo progetto dell’ospedale del 1945, lasciato incompiuto nel 1950, viene completato a partire dal 1955; nel 1962 si costruisce la cappella, mentre durante gli anni '80, vengono aggiunti il servizio di Radioterapia e Medicina nucleare e i nuovi Poliambulatori.

MB 

Il seminario vescovile di Reggio Emilia

Il seminario sorge su un’area di circa 170 per 120 metri. Due elementi orientati secondo il lato maggiore servono per la vita interna del collegio, compreso il contatto con l’esterno. Un corpo centrale, destinato ad atrio d’onore, collega i due corpi, creando due classi di chiostri pavimentati a tappeti erbosi. Il corpo verso il parco è costituito da 5 piani: due per gli studenti ginnasiali e due per quelli di teologia. I locali per i vicedirettori sono  nel baricentro di questi elementi. Il dormitorio, ha 24 letti ed altrettanti armadietti, illuminato da ambo le parti, con perfetto riscontro d’aria, uno studio con altrettanti posti, esposti verso il parco e da un soggiorno. Una parete apribile tra lo studio e il soggiorno permette di creare un unico ambiente; il dormitorio si completa con docce e bagni. Ogni allievo ha una cameretta che dà sul parco, con letto, scrivania, inginocchiatoio, libreria, armadio a muro, che divide la camera, creando lo spazio per il lavandino. Le aule scolastiche, al pian terreno, sono accessibili con un chiaro e regolare percorso. L’aula rispetta l’illuminazione naturale dei banchi, la visibilità della lavagna, la buona udibilità. Al piano terra, ci sono parlatori, custode con alloggio. Due scaloni centrali portavano all’aula magna e alla biblioteca. Sopra c’è l’alloggio del vescovo, rettorato, economato. Gli alloggi dei professori e dei direttori spirituali erano al IV piano con alloggi e terrazzo comune. Poi la cripta, la chiesa e la sagrestia.

MB