Il Chierici col Fai nel cuore della reggianità paesaggistica

L’ammirevole Belvedere e la tenuta del Cavazzone

Le Giornate Fai di primavera dedicate all’articolo 9 della Costituzione

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“D’in su la vetta della torre antica” svetta il Belvedere, per citare Leopardi, con una magnifica architettura di ferro e ghisa, di un nascente Liberty, nella tenuta del Cavazzone sulle colline reggiane. La torre, un tempo, sita in città, è quella ove il barone Raimondo Franchetti saliva a rimirare la collina e la tenuta del Cavazzone. Le Giornate Fai, il 27 e il 28, sabato e domenica, a cura della delegazione di Reggio, riscoprono il complesso. La capo delegazione, Roberta Grassi, spiega questa scelta in base all’ampliamento dell’articolo 9 della Costituzione, volto alle bellezze paesaggistiche. E, 150 apprendisti ciceroni delle scuole: Ariosto-Spallanzani, Chierici, Moro e Motti, condurranno i visitatori alla riscoperta della torre, lo chalet imperial regio e la tenuta del Cavazzone: una comunità rurale, con un museo dell’agricoltura, una bellissima acetaia, da cui si ammirano i gessi di Borzano e salse di Regnano. All’interno dello chalet c’è il pianoforte e i ricordi del musicista Franchetti, che, in estate, ospitava la Società del Pito. La tenuta ha avuto due proprietari: il barone Raimondo Franchetti ed Eugenio Terrachini. Dal 1919, la famiglia Terrachini Sidoli, conduce la tenuta. Ora è gestita da Mariacarla Terrachini Sidoli con i 4 figli. “Il Cavazzone”: residenza di campagna dei proprietari, con alloggi e ristorante è un luogo turistico. Mariacarla Terrachini dice:” Mi fa molto piacere dare al Fai ed ai reggiani, la possibilità di effettuare la visita al Cavazzone, che ha una storia propria ed unica da raccontare, fatta di persone, anche importanti e cose: è uno spicchio di reggianità, mi rende felice che siano bravissimi e motivati studenti a farlo”.

Il percorso inizia all’asilo infantile, costruito da Raimondo Franchetti e la moglie Sara Louise von Rothschild, secondo la pedagogia di Friedrich Froebel. Raimondo Franchetti possedeva un allevamento di cavalli e di muli, fornitore dell’esercito e delle Poste italiane, costruisce una scuderia, di cui è visibile il galoppatoio, la pista e la selleria. Il fienile è ora l’acetaia, con capriate in legno, un grande solaio ove sono attive quattro batterie, di due secoli, ereditate dalle famiglie dei proprietari, per una produzione di 250 barili di aceto. Ci si ristora nel porticato, si continua nella stanza dei trofei da caccia, siti nella cucina di una casa del borgo, nella saletta “dei cacciatori”, con una collezione di fotografie e trofei di caccia appesi alle pareti e sul camino. 

Ammirevole è il bosco e la natura circostante con: daini, caprioli, cinghiali e lupi. Si visita poi il museo della tradizione rurale con: forno, stalla, 3 cantine (con bigonce e damigiane), pollaio, lo stabbiolo per il maiale, la latrina, la bugadèra (la lavanderia), forno, ghiacciaia, cantina, il casello (caseificio con rotella, spino, patta, fassera, spersore, tondello, salatoia, casera e zangola), falegnameria, rimessa, ghiacciaia.  Sulla facciata troneggia il grande orologio. Da lì s’ammirano i gessi messiniani: rocce sedimentarie deposte tra 5,9 e 5,6 milioni di anni fa, in lagune marine poco profonde. Nel paesaggio spiccano la rupe di gesso del Castello di Borzano (307 m) e la Tana della Mussina, ex risorgente e grotta sepolcrale di età̀ eneolitica, la “Vendina-Lupo" e "Ca' del Vento", le: Salse di Regnano, di origine eocenici. Grandi oleandri, lauri, bambù, ippocastani salutano il visitatore. Visite dalle 9.30 alle 13.30 (partenza ultima vista alle 12.15) e dalle14 alle 17.15.

MB